Percorso storico e culturale fra gli Orologi da torre del Veneto, dell’Istria e della Dalmazia

Il tempo della Serenissima: percorso storico e culturale fra gli Orologi da torre del Veneto, dell’Istria e della Dalmazia.

La storia dell’orologeria istriana finora non è stata studiata. Perciò questo progetto, dal carattere pionieristico, è utile per lo studio di un fenomeno che ha origine in Carnia, o meglio nella Valle Pesarina, inserito in quel processo migratorio carnico che ha portato in Istria, dal Quattrocento, numerosi operai specializzati, di cui sappiamo molto.

Ciò che fuoriesce dall’indagine territoriale è la centralità dei campanili, delle torri d’orologio e degli edifici pubblici su cui gli orologi erano collocati, che dominavano gli spazi geografici circostanti e particolarmente i tessuti urbani. Si tratta di elementi costitutivi che, accomunano il paesaggio urbano veneziano a quello delle città costiere dell’Istria, della Dalmazia, della Dalmazia, del Montenegro, fino alla costa albanese e alle isole greche.

Le indagini finora realizzate hanno consentito d’intuire alcuni vantaggi dell’iniziativa, tracciando il valore storico e culturale di questo patrimonio che accomuna le aree amministrate per secoli, fino al 1797, dalla Serenissima, con alcuni esemplari tuttora presenti sui campanili, altri che sono conservati nei musei o in spazi privati.

Emerge fin dalle origini il carattere internazionale e interregionale di quest’industria, la trasmissione del sapere tecnico in continua evoluzione, e una prima mappatura di questi orologi, forgianti aspetti costruttivi, estetici e di manutenzione, che saranno catalogati, descritti e segnalati al fine di creare un database utile all’individuazione d’un percorso storico e turistico.

Partendo da un’approfondita ricerca storica, il progetto avviato dalla Comunità degli italiani di Parenzo, tende a capitalizzare in termini economici e turistici quest’itinerario transfrontaliero, fornendo una mappatura completa degli impianti realizzati nel corso di tre secoli e una schedatura delle caratteristiche più espressive, distinguendo fra gli orologi tuttora visibili, in buono stato di manutenzione o in abbandono e bisognosi di restauro.

Questo fenomeno migratorio è stato ben descritto del vescovo di Cittanova Giacomo Filippo Tommasini intorno alla metà del XVII secolo nella sua monumentale opera “De commentarij storico – geografici dell’Istria“ “Gli altri popoli che abitano questo paese sono quelli della Carnia uomini industriosi che lavorano la lana, tessono grisi, e rasse per vestir il basso popolo, e lavorano d’altri mestieri simili, e di questi sono sarti, fabbri, scalpellini, tagliapietre, magnani, e altre arti manuali; servendo nel paese esercitano i loro buoni ingegni e ne cavano grossi utili, a quali aggiunta la loro parsimonia alcuni son divenuti molto comodi e ricchi in breve tempo. Son uomini di bel sembiante, e con tali modi, e con i traffichi aiutano la provincia. Hanno questi sparsa la lor stirpe per i villaggi più grossi, et anco nei castelli e terre murate…”1.

In questo modo, data la mancanza di lavoro e viste le difficili condizioni economiche e fiscali in Carnia, giunsero in Istria nel corso dell’età moderna tessitori, muratori, bottai, fabbri, scalpellini, orologiai, ecc., che si concentrarono soprattutto in alcune località simbolo della loro emigrazione, della loro presenza d’organizzazione e d’autosufficienza: Stridone, Borruto, Scropetti, Corridico, Visignano, Momiano, S, Vincenti, Buie, Gimino, S. Petro in Selve, Torre, ecc.2

Pesariis fu pure soggetta a queste migrazioni, inizialmente stagionali, poi definitiva. Lasciando la loro casa, questi migranti ebbero l’occasione d’imparare altri mestieri: l’intaglio del legno, la lavorazione delle pentole bronzee, la meccanica artigianale e la costruzione degli orologi da torre3.

Gli antichi orologi da torre, con i loro quadranti, sono elementi integrativi degli edifici pubblici e dei campanili, e abbinati al simbolico, bassorilievo del Leone Marciano, rappresentano degli elementi integrativi e di comunicazione visiva nel contesto urbano. La fabbricazione e l’installazione di questi orologi la dobbiamo in gran parte alla plurisecolare attività di maestri artigiani originari dell’alta Carnia: i Cappellari (delle linee Mattia e Soratett), i Machin, e soprattutto i Solari, con la loro azienda fondata a Pesariis nel 1725. La tradizione s’incentivò, grazie al progresso tecnico, a partire dal XVII secolo, in un’area comprendente Pesariis, Venezia, il Tirolo, i territori della Serenissima al di qua e al di la dell’Adriatico, seguendo percorsi di continuo affinamento.

Ufficialmente, quest’arte pare abbia avuto inizio nel 1725, quando fu fondata la Fària (fabbrica) della famiglia Solari, ma molto probabilmente già dalla metà del secolo precedente molte abitazioni pesarine disponevano dell’orologio da parete4. Inizialmente, la produzione era artigianale ma con l’avvento delle prime macchine industriali si favore la prosperità dell’intero paese. Questa produzione, infatti, si avvaleva della collaborazione di tecnici e operai, di orologiai e di altri specializzati addetti alla fabbricazione delle casse lignee, alla preparazione degli imballaggi e delle corde di sostegno, in canapa. Lentamente, prese piede la “Fratelli Solari”, che si espanse celermente, fino a raggiungere con la sua produzione le Americhe5.

Facendo leva sui primi riscontri archivistici, sono da attribuire alla dinastia pesarina dei Solari le installazioni realizzate in almeno 20 città del Veneto ed in almeno 240 località adriatiche orientali.

Dalle indagini finora avviate, si nota che i Cappelari e i Machin, di comune accordo, collocarono un orologio sul nuovo campanile di Visignano, nel 1780. Lo fecero GioBatta Capellari e Mattia Machin. Per i Cappellari non era l’unica ordinazione: infatti, il 2 aprile 1780 il Consiglio comunale di Cittanova aveva chiamato il professor Antonio Capellari “della Cargna, a sostituire l’orologio pubblico, per un prezzo di 130 ducati. L’orologio da lui realizzato aveva un peso di 130 libbre, e la sfera doveva essere collocata al di fuori dell’onda6. I Capellari si stabilirono poi a Verteneglio dove tuttora, come pure a Cittanova, si trovano dei nuclei familiari, imparentati. Essi erano originari di Pesariis, e si erano poi trasferiti a Rigolato. A Verteneglio sono certamente presenti nel 1784, data la citazione, nei libri matricolari di Osvaldo Capellari7. La famiglia s’occupava di tessitura, orologeria, prestiti ad interesse e transazioni immobiliari ed agricoltura8. Si ricorda pure il notaio Matteo Capellari, ed il sacerdote don Michele, citato tra i redattori dell’opera omnia del canonico don Pietro Stancovich. Emerse la figura del tessitore Michele Capellari9. Vi era poi a Cittanova il muratore Giovanni Capellari10.

I Machin si stabilirono a Torre ed il cognome è tuttora presente a Cittanova.

E mentre l’attività dei Capellari in Carnia era già ben avviata, quella dei Solari era appena all’inizio. Dopo aver inaugurato il loro stabilimento, i Solari ben presto crearono un mercato che dal nordest italiano s’espanse al Veneto, all’istroquarnerino, alla Dalmazia, ai territori delle odierne Repubbliche di Slovenia e di Croazia, ed anche oltre. Ciò soprattutto nella seconda metà del XIX secolo, con la messa in funzione dei numerosi orologi da torre. Inizialmente, la loro attività era rivolta agli orologi da parete, da sala e da mobile. La loro era un’attività prevalentemente invernale, poiché in primavera, per mezzo d’un carro colmo di orologi e indumenti, si mettevano in viaggio per raggiungere le destinazioni in cui dovevano consegnare e collocare i manufatti. Lungo il percorso visitavano i vecchi clienti e ne cercavano degli altri. Le soste si rendevano utili per rifinire le casse metalliche degli orologi montati, a cui aggiungevano qualche decoro e lo stemma di famiglia.

Con il passare del tempo, essi abbandonarono la produzione degli orologi da sala, per dedicarsi esclusivamente a quella degli orologi da torre. Dai documenti finora esaminati (Pirano, Orsera), e dalla documentazione d’inizio del XX secolo, risulta che il versamento per le loro prestazioni era rateale, e senza interessi, che erano applicati soltanto in caso di ritardi, nel limite del 5%. Il versamento della prima rata avveniva subito dopo il collaudo11.

La Fratelli Solari garantiva il fornimento entro due mesi dall’ordinazione, anche nel caso in cui essa era momentaneamente sprovvista di manufatti. L’azienda collaudava l’orologio entro tre giorni, e si riservava di porre in opera il manufatto assicurando pure l’eventuale presenza di falegnami, muratori ed altra manodopera12.

Il pagamento poteva farsi in due o più rate senza interessi, comminati al valore del 5% soltanto in caso d’eventuali ritardi. La prima rata era versata subito dopo la messa in funzione. Le commissioni erano fatte a domicilio, con una garanzia decennale sui prodotti13.

Dal catalogo “Antica e premiata fabbrica di orologi da Torre Ditta Fratelli Solari Pesariis (Udine)”, stampato a Udine nel 1906, possiamo dedurre che gli orologi da torre collocati nell’area istroquarnerina ed allora in funzione erano all’incirca una quarantina, ad iniziare da quello collocato da Antonio Solari nel 1789 sulla torre comunale di Cherso14. Giacomo Solari mise in funzione quelli di Pirano (1802)15 ed Orsera (1813)16. L’azienda s’impegnava anche negli eventuali lavori di manutenzione e di restauro. L’orologio di Pirano fu da essi riparato nel 188717.

Domenico Fragiacomo, podestà di Pirano, fece notare ai Solari nel 1905 che “…dopo oltre un secolo dalla sua costruzione, funziona ancora oggi perfettamente, di modo che possiamo con tutta coscienza dichiarare che gli orologi forniti dalla vostra fabbrica, sono raccomandabili sotto ogni rapporto”18. Sappiamo ancora che i Solari installarono nel 1809 l’orologio di Isola19. Lavorarono anche ad Albona, (1852)20, Momiano (1865)21. La loro attività fu particolarmente proficua e coinvolse nel corso del secolo anche Capodistria, Cittanova e Parenzo (1850 -60). Fu proprio nella cittadina istriana che Giovanni Solari fu Antonio, d’anni 54, “da Pesariis nella Carnia” trovò la morte, colpito da tisi polmonare22.

Intorno alla metà degli anni Novanta del secolo scorso, fu bandito un concorso internazionale per la riparazione dell’orologio di una delle due torri campanarie di Buie, A vincerlo fu la Solari di Udine.

Sulla Torre civica di Spalato, l’orologio fu collocato nel 1833 da Antonio Solari fu Giacomo. Il meccanismo funzionò senza alcun problema fino al 1868, quando fu tolto, riparato e posto sulla chiesa di S Pietro, nel sobborgo di sobborgo di Lučac. Nello stesso anno, la Torre civica fu dotata di un nuovo meccanismo. Nel 1904, un orologio con quadrante trasparente della Fratelli Solari fu piazzato sulla chiesa di S, Francesco23.

L’orologio installato nel 1863 sulla Torre del Corpo di Guardia nella Piazza dei Signori a Zara batteva le ore ed i quarti. Ad ogni quarto ripeteva le ore sopra un quadrante trasparente dal diametro di 1,80 m. Nel 1904 s’è guastato, e dopo la riparazione è stato messo sulla Torre del Duomo. L’anno dopo, nel mese di giugno, sulla Torre del Corpo di Guardia della Piazza dei Signori, vide la luce un nuovo orologio Solari, giudicato da tutti “un lavoro modello.”24

A Trieste venne installato un orologio nel 1875 sulla torre comunale. Esso, con quadrangolare trasparente, alto 2,70 metri, trasmetteva il movimento alle braccia delle due figure allegoriche poste sopra i lati della campana, battenti le ore, mentre un altro martello suonava i quarti. Questo orologio era di tipo protoindustriale25.

L’anno dopo, venero messi in funzione gli orologi sui due campanili di Buie. Quello appresso il Duomo di S. Servolo batteva le ore e i quarti, mentre l’orologio del campanile vicino al Santuario della Beata Vergine Misericordiosa, munito di cristallo trasparente, batte tuttora solo le ore26.

Per una singolare coincidenza, l’autore del testo ha caricato per alcuni anni, dal 1981 al 1985, il meccanismo a pendolo di quest’ultimo campanile, i cui pezzi di ricambio erano regolarmente acquistati dall’azienda municipale addetta alla sua manutenzione alla Solari di Udine. Mentre il meccanismo dell’orologio posto sul campanile del Duomo buiese, era stato recuperato, intorno alla metà degli anni Novanta del secolo scorso, dalla Solari di Udine, a seguito di bando internazionale.

L’orologio del Duomo di Zetta a Cettigne, batteva i quarti e le ore, segnando quest’ultime ed i minuti su di un quadrante avente il diametro di 1,50 m, dove “esaminato il lavoro fu trovato esatto in ogni sua parte e di una solidità sorprendente e fino dalla sua posizione in opera ha sempre funzionato con la massima regolarità e precisione”.27

Fino al 1841 i Solari avevano realizzato in Dalmazia 25 orologi, di cui 7 sull’isola di Brazza. e 3 a Sebenico. Fino allora avevano realizzato ben 200 orologi da torre.

Un’attenzione particolare va ascritta al ramo dei Solari, di Pisino, fondato da Antonio (1814 – 1901), che a partire dal 1850 divenne agente per l’attività familiare nella penisola. Sebenico.

Di conseguenza, mentre da un lato continuava ad operare nella penisola il ramo familiare pesarino, dall’altro era attivo, fino al secondo dopoguerra, anche quello pisinoto. Antonio si sposò con Natalia Giovanna Calligarich, e da quest’unione nacquero i figli, Ernesto, Felice, Giuseppe, Giovanni e Carlo, e le figlie, di cui due portanti i nomi di Maria, e Caterina. Felice convolò a nozze con Annamaria Mrach. Dalla loro unione nacquero Maria, Costantino, Ido Antonio. I suoi discendenti furono Edine Maria, Costantino, Ido Antonio. Giovanni Solari, che proseguì l’attività orologiaia si sposò con Sofia Runco, ed ebbero per figli. Bruno, Antonio e Silvano. sposato con Maria Tamburlini28.

Da questo matrimonio nacquero Bruno, Antonio e Silvano, quest’ultimo erede della tradizione orologiaia. Da quanto espresso, emergono le loro relazioni di parentela con le famiglie Runco, Mizzan, Peschle, Calligarich.

La loro casa, con officina, si trovava lungo la strada che porta al Castello, laddove oggi si trova il Caffebar “Duga”. Nei sotterranei c’era l’officina, sopra ci stava l’abitazione. In conseguenza di ciò, in Istria i due rami operarono in parallelo. I Solari abbandonarono la cittadina istriana nei primi anni del secondo dopoguerra, con l’esodo. Poco prima della casa dei Solari, nella piazza, vi è l’orologeria di Francesco Paladin, ultimo orologiaio di Pisino e forse anche dell’area che va dal Dragogna al Canale di Leme ed all’Istria centrale. Probabilmente l’ultimo in Istria in grado di riparare gli orologi da torre tradizionali. Custode d’un immenso sapere in materia, conserva nella sua officina un esemplare d’orologio pesarino murale, che “potrebbe funzionare ancora con qualche aggiustamento. Ci sarebbero forse una boccola o due da aggiungere però è completo. È un orologio da casa. I “batoci” sono originali ed in piombo. Questi fuoriuscivano dal cosiddetto “corisiol”, per calcolare il peso del cuoio da squaiare, creando la misura giusta. All’epoca era un orologio d’avanguardia”29.

Al Museo civico di Pisino si custodisce l’orologio da salotto di Giovanni Solari del 1901. Poco più in la, al Convento dei frati francescani minori c’è un orologio da torre. Fino a pochi anni fa, un altro orologio da torre dei Solari si trovava sulla torre civica vicina alla chiesa parrocchiale di S. Nicola: ora il meccanismo è custodito in un cortile privato, nell’attesa – si spera – che ritorni al suo posto. Ambedue i meccanismi risalgono al 1840.

A Parenzo gli orologi erano due, uno era posizionato sulla facciata del Palazzo podestarile che ora non c’è più nell’attuale piazza Matija Gubec, l’altro sul campanile della Basilica Eufrasiana. Quest’ultimo seppur non più in uso, è tuttora visibile al suo interno.

Concludiamo con una sintesi proposta da Francesco Paladin: “Gli orologi realizzati dai Solari funzionavano benissimo, tenendo presente che il quadrante e le sfere erano realizzati con le conoscenze di allora. Erano orologi esatti, il trasporto del movimento era perfetto, anche se la precisione al secondo non era come quella degli orologi odierni. Questo perché le ruote dentate erano molto lasche. Per l’epoca di realizzazione erano comunque all’avanguardia. Gli orologi realizzati a Pesariis erano più robusti e più resistenti e direi anche più decentemente costruiti. Le ruote erano sempre dentate solo che erano assai lasche. In quel tempo erano troppo buoni vista la fattura. Quelli costruiti a Pisino erano di fattura più semplice, ma esteticamente più attrattivi”30.

1 G. F. TOMMASINI, “De commentarj storici geografici dell’Istria”, Trieste, 2005, p.52-53,

2 D. VISINTIN, „Tessitori di Carnia. Contributo per una storia della tessitura in Istria”, “Atti del Centro di ricerche storiche di Rovigno”, vol. XXVI, Trieste – Rovigno, 2006, p. 519 – 521.

3 G: RUPIL (a cura di) “Pesariis. Il paese degli orologi. Viaggio culturale nella valle del tempo”, p. 6.

4 IBIDEM, p. 8.

5 IBIDEM, del tempo”, p. 8 -9. Per un esame completo della storia dei Solari si rimanda a M. ROBIONY – F BOF, “Il tempo di Solari” Udine, 2014, e a R. STROILI GURISATTI (a cura di), “Solari i maestri del tempo”, Udine, 2011.

6 J. JELINČIĆ (a cura di).“Sažeci propisa novigradske Općine 1481 – 1794/ Compendio delle leggi del Comune di Cittanova dal 1481 al 1794, “ Cittanova – Pisino, 2010, p . 318.

7 D. BRHAN;“ „Stare cum loco et foco.“. L’emigrazione verso l’Istria dalla Carnia“. „Atti del Centro di ricerche storiche di Rovinio. vol, XLVI; Trieste – Rovigno 2016, p. 122. – 123

8 IBIDEM.

9 M. MANIN, “Zapadna Istra u katastru Franje I” (1818. – 1840) (“L’Istria occidentale nel catasto di Francesco I (1818 – 1840)), vol. La Zagabria, 2006, p 243 e 252. La presenza dei Capellari a Verteneglio è documentata nei documenti dell’Archivio parrocchiale di Verteneglio. Cfr. ARCHIVIO PARROCCHIALE DI PISINO, „Status animarum 1830“, n.106, e „Status animarum XIX – XX sec.“ E sono indicati con la condizione di agricoltore o civile.

10 IBIDEM, p. 322 e 327.

11 ARCHIVIO DI STATO DI TRIESTE (= AST), “Archivio della Commissione provinciale provvisoria dell’Istria (1813 -14) ” Credito di Giovanni Battista Solari, orologiaio in Pisino, per la riparazione dell’orologio pubblico di Orsera, b. 11 e 12. ARCHIVIO REGIONALE DI CAPODISTRIA – SEZIONE DI PIRANO, “Comune di Pirano, Governo provvisorio austriaco”, b. 3.

12 SOVRINTENDENZA ARCHIVISTICA DEL FRIULI – VENEZIA GIULIA (=SAFVG)„Antica e premiata fabbrica di orologi da Torre Ditta Fratelli Solari Pesariis (Udine)“, Estratto dal catalogo della produzione stampato a Udine nel 1906, p. 7.

13 IBIDEM, p. 7.

14 IBIDEM, p. 23.

15 ARCHIVIO REGIONALE DI CAPODISTRIA – SEZIONE DI PIRANO (ARCSP), “Comune di Pirano, Governo provvisorio austriaco”, b. 3.

16 AST, “Archivio della Commissione provinciale, cit.”, “Credito di Giovanni Battista Solari, cit.”.

17 SAFVG, “Op. cit., p. 23.

18 IBIDEM, p. 23.

19AST, “Archivio della Commissione provinciale, cit.”, “Credito di Giacomo Solari nei confronti del Comune di Isola per la fornitura dell’orologio pubblico”.

20 ARCHIVIO DI STATO DI FIUME, “Cronaca di Albona”, “Albona – Documenti e annotazioni sulla storia di questa città dai suoi inizi alla prima metà del XIX secolo”, a cura di Tomaso Luciani, b. 2, Ringrazio Tullio Vorano per la segnalazione.

21 ARCHIVIO DI STATO DI PISINO, “Fondo del Comune di Momiano 1850 – 1868 (1869).”

22 ASP, “Liber defunctorum 1839 -1997, VII (233),” Parrocchia di Parenzo.

23 SAFVG, “Op. cit.”, p. 23 -24.

24 IBIDEM, p.7.

25 IBIDEM, p. 24 – 25.

26 IBIDEM, p. 26 – 27.

27 IBIDEM, p. 28.

28 ASP, „Status Animarum 1880, Pisino.“

29 Dichiarazione rilasciata all’autore.

30 Dichiarazione rilasciata all’autore

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