L’orologio antico di Parenzo

L’orologio da torre conservato nel campanile della Basilica Eufrasiana, accessibile alle visite turistiche, è stato completamente eseguito in ferro battuto forgiato a mano, presumibilmente nella prima metà del XVIII secolo, da autore ignoto (1) .
È formato da una gabbia in ferro con quattro montanti principali, fissati con zeppe di ferro, poggianti su “zampe di cane”. Su due lati del telaio si trova un montante, dove sono imperniati i cilindri e le ruote.
Due tamburi di carica in asse con fusto di legno, su cui scorrono funi con attaccati i relativi pesi, forniscono la forza per far funzionare tutto l’ingranaggio.

Le ruote collegate ai tamburi di carica sono fornite di un cric di tenuta che lavora sul diametro della ruota stessa. I pesi originali dovevano essere costituiti da pietre sagomate e forate per l’aggancio delle corde. Ogni cilindro mette in movimento 3 ruote di ferro in asse. Le ruote sono state realizzate con il metodo della “bollitura” e tagliate a mano, forse con l’ausilio di un divisore e rifinite a lima.

Il movimento è costituito da due treni affiancati:

  • la parte a sinistra del fronte è il cosiddetto “Treno del tempo”, che permette il movimento relativo alla fascia oraria suddivisa in dodici ore e sessanta minuti. Il treno del tempo era inizialmente regolato da uno scappamento a verga-foliot formato da una barra orizzontale con pesi a ciascuna estremità che oscillava da un lato all’altro. Agli inizi dell’ottocento il sistema verga-foliot è stato sostituito dal sistema pendolo e scappamento ad ancora;
  • la parte a destra è il “Treno della suoneria” che permette (attraverso una serie di tiranti) di raggiungere la cella campanaria e per mezzo di due pesanti “martelli” o batacchi, di far sentire all’esterno i tocchi delle ore e delle mezze.

Scheda tecnica a cura di Alceo Solari. Foto di Tullio Rupil – Maggio 2022.

  1. Nel catalogo della F.lli Solari del 1906 si fa riferimento ad altri due orologi, di propria fabbricazione, installati a Parenzo: quello della Chiesa Matrice (Sant’Eufemia) e quello del Palazzo Distrettuale.
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